La vostra pace non è la mia pace

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Leggo solo L’Osservatore Romano. Mi riconcilia con la carta stampata e appaga la mia totale assenza di curiosità per le notizie e per i fatti degli altri. Curato, elegante, come un signore d’altri tempi. Da una precisa visuale aiuta a cogliere lo spirito del tempo. Oggi un bell’articolo sui cinquanta anni della Marcia per la Pace ne spiega l’assoluta estraneità dal mondo cattolico, per buona pace dei cattolici adulti. Il fondatore, Aldo Capitini, era un filosofo liberal-socialista che aveva chiesto all’arcivescovo di Perugia di essere cancellato dall’elenco dei battezzati. Pacifista gandhiano, piuttosto che pacificato francescano, sceglie di andare a braccetto con Togliatti per mettere i fiori nei cannoni statunitensi accusando un malcelato strabismo nei confronti dell’arsenale, non meno pericoloso, di Kruscev. Il sodalizio tra gli epigoni di Ghandi e Stalin traccerà il solco del pacifismo nostrano nell’alveo a senso unico dell’antiamericanismo. Era tutto già scritto nella risoluzione del Politburo del 6 gennaio 1949  che aveva orchestrato le campagne pacifiste in Occidente rimpinzando a dovere i rivoluzionari alla bisogna. Sempre lo stesso gioco, marionette per altri pupari e l’Italia terra di conquista dell’invasore di turno … Con tutto questo Santo Francesco che c’entra? Zero carbonella … marketing pacifista, come Che Guevara, Vasco Rossi o Ligabue … E’ chiaro che non è mai tornato nessuno convertito da queste marce. Anzi, ne conosco alcuni sempre più incazzati col mondo con l’alibi di ferro per non guardarsi dentro. Altro che arcobaleno, altro che quiete dopo la tempesta, il simbolo biblico dell’Alleanza tra Dio e l’uomo dopo il diluvio universale è stato ribaltato e viene sventolato nelle piazze con i colori invertiti a voler significare un uomo che ha messo Dio sotto i suoi piedi … Altro simbolo nefasto di cui si fregiano i pacifisti è la runa della morte, raffigurata con le braccia tese verso il basso, che si oppone alla runa della vita, dove le braccia rivolte  al cielo rappresentano un uomo che prega, un albero con i rami rivolti al sole …

Italia – Germania 3 – 1

Ho scoperto un plagio! Un amico di quelli che non si dimenticano, anche se ti guarda da dietro una stella, spesso citava con la voce impostata, simile a certi attori usciti da una pellicola americana, una frase del “Trattato del Ribelle” di Ernst Junger. Scrive Junger: “Lunghi periodi di pace favoriscono l’insorgere di alcune illusioni ottiche.  Tra queste che l’inviolabilità del domicilio si fondi sulla Costituzione, che di essa si farebbe garante. In realtà l’inviolabilità del domicilio si fonda sul capofamiglia che, attorniato dai suoi figli, si presenta sulla soglia di casa brandendo la scure”.  Prima di Junger, il salvatico Giuliotti scriveva su “Tizzi e fiamme”: “chi vorrà mantenere incontaminato, nella famiglia, il tesoro ideale degli avi, bisognerà che, sulla soglia della propria casa, lo difenda ormai vandeanamente, con la pistola e il pugnale.” Insomma, l’irreprensibile tedesco è stato scoperto con le dita nella marmellata italica … Nell’eterna sfida con l’invincibile Germania una volta ancora possiamo gridare: Tardelliiii, Tardelliiii goooal!