Padre Kinsella

Mi scrivi che il tuo parroco è stato allontanato per aver celebrato, al tempo del divieto, l’eucarestia con i fedeli. La cosa non mi sorprende, la chiesa del nuovo “movimento ecumenico”, ben descritta ne “i cattolici” di Moore, ha sguinzagliato i molti padre Kinsella, i nuovi inquisitori chiamati a mettere ordine, a imporre il cambiamento di rotta. Penso che i pastori abusivi non siano quelli che, contro i divieti del nuovo Cromwell, hanno continuato a celebrare sulla “pietra della messa”, ma quelli che per paura delle manette hanno abbandonato il piccolo gregge. Penso che soltanto la chiesa clandestina uscirà immune da questo virus spirituale che ha trasformato il miracolo della messa in un happening giulivo spazzato via dalla prima tempesta. Penso che i veri untori del nuovo virus siano quei vescovi inconvertiti che hanno capitolato davanti al verbo consumista secondo cui il supermercato è più importante del tabernacolo. Dio ci preservi.

Le mani avanti

 

Non riesco a togliermi quell’immagine, a cancellare quella sequenza: mio padre appena fatto cadavedere e mia madre, piccola bambina, accompagnata, passo dopo passo, dalla camera ardente fino alla cappellina. Dopo aver preso l’eucarestia il suo slancio di gratitudine voleva farsi abbraccio, ma il prete ha messo subito le mani avanti, un muro di lattice (bardato di mascherina) le ha serrato il passo. Il suo unico sorriso, appena sbocciato, è subito appassito … Mamma non fare cosi, devi capire, è colpa del coronavirus, non c’è nulla che si possa fare! Eppure non era stato lo stesso per Santo Francesco (lui li abbracciava i lebbrosi), non così per San Carlo Borromeo (lui li comunicava gli appestati), San Luigi Gonzaga poi se l’è preso il tifo per dare cura agli ammalati. Una chiesa che, al tempo del distanziamento, si genuflette, in tutto e per tutto, allo Stato Leviatano, che rinuncia a stare, come Maria, sotto la croce; una chiesa che non frena, come a Tienanmen, i carri militari che portano a spasso la morte, la sequenza infinita di cristi straziati e abbandonati senza un  abbraccio, senza un saluto, è la chiesa del tramonto.

Li pastori dormono nell’amor proprio

 

“Oimé, oimé, disavventurata l’anima mia! Aprite l’occhio e ragguardate la perversità della morte ch’è venuta nel mondo, e singolarmente nel corpo della santa Chiesa. Oimè, scoppi il cuore e l’anima vostra a vedere tante offese di Dio. Vedete, padre, che l’lupo infernale ne porta la creatura, le pecorelle che si pascono nel giardino della santa Chiesa; e non si vede chi si muova a trargliele di bocca. Li pastori dormono nell’amor proprio di loro medesimi, in una cupidità e immondizia: sono sì ebbri di superbio che dormono e non si sentono, perchè veggono che il diavolo, lupo infernale, se ne porti la vita della Grazia in loro e anco quella dei sudditi loro. Essi non se ne curano: e tutto n’è cagione la perversità dell’amor proprio. Oh quanto è pericoloso questo amore nelli prelati e nelli sudditi! … Veggo che, per tacere, il mondo è guasto, la sposa di Cristo è impallidita, toltogli è il colore, perchè gli è succhiato il sangue da dosso, cioè  che il sangue di Cristo, che è dato per grazia e non per debito, egli sel furano con la superbia, tollendo l’onore che debbe essere di Dio, e dandolo a loro …”

Santa Caterina

P.S.: sullo stato del clero al tempo del coronavirus …