Le marocchinate

Simone Cristicchi ha il dono di scoperchiare le pentole. Dopo “magazzino 18” sull’orrore delle foibe, ha portato in scena nel frusinate una piece teatrale intitolata “le marocchinate”. Un monologo dialettale che rievoca gli stupri di massa perpetrati dai goumiers marocchini, al seguito dell’esercito francese, durante la seconda guerra mondiale.  L’infamia dei diavoli col turbante sta  nello sguardo immobile e perso nel vuoto di Rosetta nel film “La Ciociara” di De Sica: almeno 3500 stupri, uomini sodomizzati, evirati e impalati vivi … Non è difficile immaginare che la tanto invocata abolizione delle frontiere, la sistematica e suicidaria sostituzione dei popoli, la trasformazione (anche morfologica) delle periferie urbane in inavvicinabili casbah metropolitane, riesumerà quanto prima il “diritto di preda”  … E’ inutile farsi illusioni, è già successo a Colonia qualche anno fa nel giorno di Capodanno.

Estraniamento

 

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Ieri al parco mentre i bambini giocavano ho provato una sensazione di desolante estraniamento. L’erba era alta come nella savana dopo il periodo delle piogge. Oltre gli sterpi imbalsamati uno sciame di donne avvolte in coloratissimi sari confabulavano lente sotto la canicola. Mi sono detto, stare qui corrisponde a un altrove che non mi appartiene. Il fico indiano che avete piantato nel mio giardino sarà pure l’albero del satori, ma non ha le mie radici i miei rami i miei fiori. Io dico, il mio Dio mia moglie e i miei figli, non perché rifiuto o disprezzo l’altro, ma perché l’amore, dice il poeta aviatore, non è una entità messa lì per caso come un oggetto tra gli altri, ma il coronamento di un cerimoniale, un lento processo di approssimazione e insondabile avvicinamento.

La porta

Sai perché le parole latine hospes (ospite) e hostis (nemico), sebbene  agli antipodi, hanno la stessa radice? Perché gli antichi, pur considerando sacra l’ospitalità, ne coglievano la potenziale ambivalenza. È vero infatti che, nel mito di Filemone e Bauci, Zeus ed Ermes bussano alla porta nelle vesti di due mendicanti, ma è anche vero che quando abbassi la guardia ti ritrovi dentro le mura il cavallo di Troia. Anche nei Vangeli c’è una chiara distinzione tra chi entra nel recinto dalla porta (il pastore) e chi il recinto lo scavalca (il ladro e il brigante). Per quelli che compaiono all’orizzonte, quindi, c’è una Fortezza Bastiani da spolverare, proprio laggiù, al limite estremo, dove s’agita  la frontiera. I cattolici aperti e moderni, obnubilati dal processo di autodenigrazione e di liquidazione della propria identità, sembrano aver dimenticato questa elementare evidenza …

Flatus vocis

Il messaggio del Papa per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato ha avuto una grande risonanza mediatica perché è apparso come una presa di posizione della Santa Sede nel dibattito sullo ius soli.
E’ difficile credere il contrario visto che porta la data del 14.1.2018 e la sua anticipazione non aveva altra perspicua ragione. Alcuni commentatori si sono soffermati su talune gaffe del Pontefice che avrebbe citato in modo improprio il suo predecessore sull’esigenza di anteporre la sicurezza personale a quella nazionale dimostrando che nella “Caritas in veritate” Benedetto XVI si sarebbe riferito ad altro contesto, non quello dell’accoglienza. Altri hanno addirittura escluso che le parole di Papa Benedetto abbiamo mai posto in contrapposizione (o sovraordinato) i diritti delle persone emigrate e quelli dei paesi di loro approdo.
La querelle è sorta perché Papa Francesco nel suo messaggio ha affermato che dovrebbe esistere un diritto universale alla nazionalità che andrebbe riconosciuto e opportunamente certificato a tutti i bambini e le bambine sin dal momento della nascita. Questa affermazione ha fatto ritenere ai più che Bergoglio si fosse schierato in favore dello ius soli, ovvero, per il riconoscimento del diritto di cittadinanza nel luogo di nascita del bambino.
A ben vedere il Papa ha fatto invece riferimento al problema degli apolidi: le persone prive di qualsivoglia cittadinanza.
Ora, sebbene il Pontefice nel suo messaggio si sia rivolto urbi et orbi, ogni riferimento, stimolo o suggerimento al Legislatore italiano (come lascia intendere la scelta della sua anticipazione) può dirsi inappropriato. Proviamo a capire perché!
Intanto, il bambino che nasce in Italia da genitori migranti, in base all’ordinamento vigente, non è privo di nazionalità ma ha quella dei suoi genitori.
Vi chiederete, ma quelli che una cittadinanza non ce l’hanno che fine fanno?
L’art. 1 della legge 5.2.1992, n. 91, afferma che è cittadino per nascita anche chi è nato nel territorio della Repubblica se entrambi i genitori sono ignoti o apolidi, ed è quindi lui stesso apolide. Allo stesso modo, è cittadino per nascita il figlio che non segue la cittadinanza dei genitori secondo la legge dello Stato al quale questi appartengono. Quindi, non si venga a dire che l’introduzione dello ius soli si rende necessaria per contrastare l’apolidia dei migranti. E’ una bufala colossale!