Qualche giorno fa ho passato la mattina al nido di Be’ per gli auguri di Natale. Le educatrici si sono date un gran da fare per illustrare a tutti i genitori le attività che coinvolgono quotidianamente i bambini. Tutto impeccabile, non c’è che dire, ma ho avvertito un’assenza, sorda come il buco di un cratere, quella del festeggiato! I nuovi secolaristi, degni nipotini di Erode, sono intervenuti col bisturi per cancellare ogni segno che possa, anche lontanamente, far pensare alla nascita del Bambinello. Ho trovato la cosa piuttosto imbarazzante, quasi come trovarsi ad uno sposalizio senza sposi, ad una premiazione senza premiati, ad un concorso senza concorrenti … Ero abituato all’idea di un Natale svuotato di significato, degradato a feticcio consumistico, ma mai negato, estirpato, espunto, come se non fosse mai esistito. Cosa c’è dietro questa pervicace volontà di privare i più piccoli dello stupore infantile di un Dio che nasce e chiede il permesso di crescere dentro ciascuno di loro? La risposta l’ho trovata in un’intervista a Scruton apparsa sul Foglio. Dice il nostro che l’età contemporanea è caratterizzata da un nuovo e diffuso ripudio del sacro, dalla cacciata delle ombre del divino dalla vita della città, dalla vita del corpo, dalla vita delle emozioni e della mente. La guerra santa intrapresa dai seguaci di Rousseau contro la superstizione li ha portati a riempire il buco a forma di Dio con sacrifici umani. Ne è l’esempio, la pratica dell’aborto di massa, scelta per far sì che il volto della vittima non sia più visto da colui che decide … Qui sta il punto, eliminare il Bambinello, posto dagli ortodossi in una mangiatoia a forma di sepolcro, per cancellare il sacrificio di Dio per l’uomo e perpetuare i sacrifici umani sull’altare degli idoli contemporanei …