Casta meretrix

Mi chiedi, davanti a un boccale di birra, che cosa ne penso delle esalazioni di sterco che emanano, in questi ultimi giorni, dai Sacri Palazzi. Qualcuno che ne sapeva qualcosa ebbe a dire un giorno  che il fumo di Satana era entrato nella Chiesa. Non ho motivo di dubitarne viste certe sottane vaticane che meriterebbero la prima fila nel Museo delle Cere. Voglio metterti in guardia, comunque, da quelli che dividono Cristo dalla Chiesa. Amano i grembiulini e usano squadra e compasso. Pasolini in “Saluto e Augurio” diceva, invece, che nella città Cristo non basta, occorre la Chiesa, una Chiesa moderna per i suoi poveri  … Te la ricordi questa poesia? La leggevamo da ragazzi, in cerchio, nei nostri orribili tuguri, per noi bellissimi: “Difendi, conserva, prega!” … Non dimenticare poi la reverenza di Santo Francesco per i chierici, anche se peccatori. Il Poverello ripeteva ai suoi fratelli che dobbiamo la nostra salvezza ai preti per il loro sacrificio sull’altare del Corpo e Sangue di Cristo. Infine, Sant’Ambrogio definiva la Chiesa “immaculata ex maculatis” o “casta meretrix”, ovvero, santa e senza macchia, eppure, con le braccia aperte agli uomini macchiati dal peccato. E guai se non fosse così! Ai puristi, cultori della perfezione ricordo che il fiore di loto, venerato in tutta l’antichità, nasce proprio dal fango …

 

L’ultimo combattimento

Caro Lorenzo, ho ascoltato con gli occhi sbarrati il racconto della tua caduta sul monte Terminillo, giù per oltre cento metri senza la possibilità di una presa, senza la possibilità di un appiglio. Ti ho chiesto, con qualche indiscrezione, cosa provavi mentre precipitavi in basso come una roboante slavina … Vedi, in qualche modo ritengo che la contemplazione della Passione di Cristo è prefigurazione proprio di questo momento. Dove i gladiatori segnano il passo i cristiani entrano nell’agone. I meravigliosi Cristi spagnoli, agonizzanti sulla croce, ci dicono esattamente questo. Quando le forze soccombono, quando si perde la presa, quando le cose della vita ci inchiodano senza la possibilità di reazione, c’è ancora una missione da compiere, c’è ancora una testimonianza da dare. Il termine agonia, infatti, che ha la stessa radice di agone e agonismo, sta proprio a significare che, anche nell’ora estrema, siamo chiamati  al combattimento.

La “Pulzella” e la Croce

Caro Lorenzo, mi dici – con qualche disappunto – che quella che per me è la “Pulzella”, nel fare memoria dei ragazzi caduti per mano del piombo dei giacobini, di ieri e di sempre, si è fatta il segno della croce. Io approvo incondizionatamente questo gesto, e a te che conosci la spiritualità delle vette voglio parlare della grandezza del segno dei cristiani che sovrasta le più alte cime. E’ il segno della totalità e della redenzione, dice Guardini, del farsi di Cristo fin nelle ultime fibre … Possano mani, come di picconi, nell’atto di segnare capo, petto e spalle, squarciare le nostre cortecce per consentire che la pienezza di Dio tracimi sovrabbondante nelle nostre vite … Devi sapere che quando noi diciamo: in nome, (usando non già il plurale, ma il singolare) esprimiamo, come dice Giuliotti, “la nostra ferma presenza del dogma dell’Unità di Dio. Quando pronunziamo le parole: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, esprimiamo, con la stessa forza la nostra ferma credenza nel dogma della santissima Trinità. Quando, dopo aver detto, toccandoci la fronte: In nome del Padre, abbassando la mano dalla fronte al petto, diciamo: del Figlio, e formiamo il braccio verticale della Croce, con ciò intendiamo che la Seconda Persona s’è fatta uomo, che il Verbo s’è incarnato nel seno di Maria, e che la Sapienza generata prima delle colline è venuta a dissipare col suo fulgore, le nostre tenebre. E quando, infine, portando la mano dalla spalla sinistra alla destra (braccio orizzontale della Croce) diciamo: dello Spirito Santo. Amen, e terminiamo di tracciare, sul nostro corpo, l’intera figura della Croce, noi vediamo, con l’occhio dell’anima, la Passione e la morte di Cristo, e, insieme, la nostra resurrezione con Cristo, per quella Passione e quella Morte”.

Venite adoremus

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L’Invisibile si fa vedere  in una stalla … Una vera stalla, scrive Papini, “non è il lieto portico leggero che i pittori cristiani hanno edificato al Figlio di David, quasi vergognandosi che il loro Dio fosse giaciuto nella miseria e nel sudiciume … Una stalla reale è buia, sporca, puzzolente. Quattro mura rozze e un lastricato sudicio. Il luogo più lurido del mondo fu, quindi, la prima stanza dell’unico puro  tra i nati di donna” … Chi adoriamo, vi domanderete? Colui che viene nei luoghi   fetidi della nostra esistenza, che si fa presente negli anfratti sterili, nei gelidi obitori dove l’amico non azzarda …

Libra gets girls

E’ polemica sulla pubblicità  di assorbenti  australiani “Libra”. E’ stata immediatamente ritirata dopo le proteste della comunità transgender. Si vedono nello spot  una ragazza bionda e una drag queen che si dirigono verso lo specchio del bagno di una discoteca. Inizia una sorta di competizione tra le due a suon di mascara e rossetto. A un certo punto la drag queen mette in mostra il suo seno prorompente e la giovane donna estrae l’asso dalla manica: un pacco di assorbenti che la drag queen non può evidentemente avere. Quest’ultima, stizzita, lascia sconfitta il bagno. Appare sullo schermo una scritta: “Libra gets girls” (Libra ti rende donna) … Questo spot, nelle forme volutamente provocatorie della comunicazione pubblicitaria, pone una questione enorme: il senso del limite … Scrive Thibon:

“Quel che più ci manca: il senso e il rispetto dei nostri limiti. I nostri limiti fanno corpo con la nostra profondità, la nostra ricchezza e la nostra vita: noi esistiamo, respiriamo per mezzo loro. Quando li spezziamo, crediamo di arricchirci, e non facciamo che perderci. I nostri limiti sono i custodi della nostra forza e della nostra unità. Viviamo all’interno dei nostri limiti come il sangue nell’arteria, e la parete dell’arteria non è una prigione per il sangue, e aprire l’arteria non significa <liberare> il sangue. Una certa forma di emancipazione politica e scientifica dell’umanità assomiglia tuttavia proprio a questo …”