Passo sotto i dioscuri appesi sulla facciata della chiesa valdese. Sono i nuovi idoli del culto umanitarista che hanno scacciato e ingabbiato la croce impietrita sopra la cima dell’albero … Lo sai, per me ogni chiesa è come un grande albero che collega la terra al cielo e ogni famiglia è una piccola chiesa dove i figli sono come nuovi germogli, veri e propri avamposti contro la desertificazione … Ti sei mai chiesto perché vogliono impallinare la croce quasi fosse un cartello stradale sopra le pendici dell’Aspromonte? Perché vogliono farne ceppo da ardere come le milizie di Giovanni dalle Bande Nere nel “mestiere delle armi”? La verità è che l’uomo contemporaneo si è montato la testa e si dice capace di stare a galla da solo mentre affoga come un moscerino dentro una bacinella. L’altro giorno ne ho vista una che ti voglio raccontare: una signora passeggiava al parco con la figlia quando un cagnetto baldanzoso ha incominciato a ronzarle attorno desideroso di giocare. La tipa, in un sol colpo, è saltata come un grillo sopra una panchina e sotto gli sguardi attoniti dei presenti ha incominciato a urlare neanche fosse tra le braccia di King Kong sull’Empire State Building. Mi sono detto, questi siamo noi, la nuova umanità che si è liberata dal giogo di Cristo per ritrovarsi dominata dalla paura. Rotoliamo come foglie incartapecorite sotto i colpi del vento per aver scelto di recidere il legame con l’albero antico, “con il sangue verde che sgorga come una fontana, verso le stelle”.