La conversione di Junger

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Aver letto a vent’anni Junger mi ha salvato dal letto di Procuste, dalla visione retrospettiva e omologante dell’alibi genitoriale. Fateci caso, a guardarsi intorno sembra di essere circondati da una moltitudine di crostacei, tutti rinchiusi nelle loro corazze, che procedono a ritroso sopra le loro storie alla ricerca spasmodica di un capro espiatorio. E’ inutile spiegare a questi coriacei ruminatori di fango che i propri macigni vanno gettati in fondo al mare, per poi voltargli le spalle, una volta per tutte, e correre leggeri incontro all’Amato. Non c’è niente da fare, preferiscono scalare montagne con un sacco ricolmo di pietre, piuttosto che tagliare i ponti con il loro passato … Aver letto Junger a vent’anni mi ha insegnato che vale la pena soltanto abitare sulla frontiera dove si incrociano le spade e si annidano i cecchini, con i piedi nel fango e lo sguardo verso il cielo. Un solo metro indietro e ti ritrovi rotolato negli alveari condominiali, produzione/consumazione, figlio unico, cremazione,  neanche il nome su una tomba su cui versare una lacrima … Aver letto Junger a vent’anni mi ha salvato dall’illusione della Tecnica, dalla protervia incolore dei tecnocrati, dalle sabbie mobili dello stato-termitaio … Ma sopratutto, aver appreso della sua conversione alla soglia dei cento anni (ultimo Giacobbe ancora in lotta contro l’angelo) mi ha confermato che in realtà il passaggio al bosco sta nell’osmosi integrale con l’Agnello immolato …

Il mistico con la mitraglia

 

il mistico con la mitraglia (2)

Oggi ero davanti al Ministero dell’Istruzione per il flash mob contro il gender nelle scuole (la frocineria ormai insinuata nei meandri delle istituzioni) … mi sorprende ritrovarmi qui, ieri da figlio contro il Ministro Falcucci, oggi da padre contro il Ministro Fedeli … Ad un certo punto mi sento chiamare con il mio soprannome (dietro certe barricate si usava per confondere gli sbirri …). Ti ricordi di me? Sono l’indio, frequentavamo da ragazzi la tana sopra il colle. Non sono ancora rincoglionito, gli rispondo, riconosco ancora quell’odore di muffa e di scantinati sulla pelle … Ci sorridiamo e ci abbracciamo come fanno i bambini felici … Poi inizia a parlarmi delle sue vicissitudini, delle sue peripezie, delle sue tribolazioni … lo ascolto, senza profferire parola, non c’è bisogno di fare domande, c’è altro, molto altro, il suo sguardo da invasato trasuda dolore. Ad un certo punto si ferma e dice … poi c’è stata Medjugorie … e all’improvviso nei suoi occhi traspaiono le viole … Sono venuto a piedi dai Castelli, me ne torno a piedi, non potevo mancare! … Dentro di me sorrido e penso, ti ho lasciato che eri imberbe e ribelle ti ho ritrovato che hai i tratti di un mistico, ma di un mistico con la mitraglia …