I bonzi e il mozzo

foto monaci

Rincorro le foglie imbizzarrite dal vento sopra ponte Sant’Angelo. È un esercizio che evidenzia, senza ombra di dubbio, un certo buonumore. Mi capita sempre così ogni volta che prendo una direzione inconsueta! A un certo punto mi sono imbattuto in due tipi arancioni che hanno tutta l’aria di essere dei monaci. Stanno seduti in profonda meditazione uno sopra l’altro. Il più anziano sostiene il più giovane con il braccio destro che sembra fatto di ferro. Rimango sorpreso da tanto imperturbabile vigore, un tempo forse gli avrei chiesto l’autografo! Oggi mi chiedo, a chi giova una forza inerte incapace di arrivare all’altro,  una vita imbalsamata dietro pallide forme, una scalata sopra le proprie cime che perde di vista ciò che piange e geme. Questo stare piantati al proprio posto, saldi come il mausoleo di Augusto, è ancora e soltanto esaltazione pagana della potenza umana … Io il cristiano lo vedo in un altro posto, appeso lassù, come l’intrepido abitatore di teste d’albero di Melville, a cento piedi sopra la coperta silenziosa a giocarsi la vita contro i più smisurati mostri del mare mentre guarda fisso l’ultimo orizzonte … Dice Dom Jacques Dupont, Priore della Certosa di Serra San Bruno, che il monaco – quindi ciascuno di noi – è come un mozzo che si arrampica sulla cima dell’albero maestro per scrutare l’orizzonte nella speranza di vedere profilarsi una riva sconosciuta. Il mozzo non è al timone della nave e il suo compito è solo quello di vegliare al posto di vedetta,  è come un arco teso verso il futuro a cui anela e in qualche modo potrebbe essere definito l’uomo del desiderio …

L’ultima stella a destra

Invito Retro

Credo che l’unica cosa utile sia quella di fondare nuovi monasteri. Niente di particolare, due o tre disposti a mettersi insieme per farsi sturare le orecchie, per masticare, non pallide ostie, ma il  cuore insanguinato del Figlio come veri cannibali affamati d’amore. Cenobiti metropolitani che scelgono di vivere secondo un certo rigore ma senza una vera regola. Tipi arcaici pronti a saltare il fosso per sabotare il mondo con in mano petali di viole. Qualcuno è già fuori dal bozzolo e vola libero come farfalla incurante del vento contrario: Camillo, Costanza, Giovanni Lindo, manna caduta dal cielo sopra il piattume logoro dell’ideologia dominante. Seguono moderni stiliti, inguaribili sognatori, abitanti della Terra di  Mezzo. L’altro giorno ne ho conosciuti alcuni seguendo l’ultima stella a destra, affissa sopra i muri bagnati di Roma. Un capitano di ventura contro i soliti mulini a vento e un perimetro di autori garanzia di vino buono: Chesterton, De Unamuno,  Junger, Guareschi, perfino il salvatico Papini. Mi sono seduto e ho gustato fino all’ultima pietanza. Storie, volti, persone di gente con i piedi per terra e lo sguardo verso il cielo. Qualcuno parla  di recupero dello spirito benedettino quale antidoto a una crisi che prima di essere economica è antropologica. Plaudo e ringrazio …