La “santa violenza”

Se le sono date di santa ragione, qualche giorno fa, nella chiesa della Natività a Betlemme. Monaci armeni e ortodossi hanno dato uno spettacolo di certo biasimevole. Eppure, i volti di quei monaci esprimevano una certa fierezza, irriconoscibile nel monachesimo occidentale addomesticato dai termosifoni e dalla televisione. E’ proprio così, abbiamo svilito una tradizione millenaria riducendola alle ricette di frate Indovino, tutto sorrisi e tortellini, un pò Babbo Natale, un pò mago Merlino, confezionato per il nostro cristianesimo bambino. Pace e bene, pace e bene, confessione, assoluzione e poi tutto come prima … C’è una “santa violenza” che dovremmo invece tornare ad imparare dai monaci. Non certo quella dei manici di scopa. Mi è sembrato chiaro guardando il combattimento di Santa Francesca Romana contro il demonio, raffigurato nel monastero delle Oblate di Tor de’ Specchi. Questo combattimento si gioca nel foro interiore e da soli non possiamo farcela. Abbiamo bisogno dell’armatura di Dio – dice San Paolo – cinti i fianchi con la verità, con in mano lo scudo della fede e la spada dello Spirito. In questo senso, secondo Thibon, va intepretato il testo del Vangelo: “I violenti prevarranno”. “Non già quelli che saranno violenti contro gli altri, ma coloro che sapranno far violenza a sè stessi per espandere la loro vera libertà.”

La mattanza

Ennesima strage di cristiani in Nigeria rivendicata da una setta islamica … Ho compreso il pericolo maomettano dopo aver conosciuto madre Stefania, monaca serba, igumena del monastero greco ortodosso dei Santi Elia e Filareto di Seminara. Grandi occhi verdi e una voce che accompagna col canto i gesti dell’antica liturgia bizantina; padre Massimo, monaco siriano, cattolico di rito bizantino, dell’abbazia di Santa Maria di Pulsano. Barba da antico profeta e virtuoso incisore delle sante icone … Da chi ha assaggiato la scimitarra maomettana si apprendono più cose di quante possono esserne lette sui libri …

Buon Natale

Ho ricevuto in dono un Nuovo Testamento in miniatura. E’ datato 1844. L’Incipit è NOVUM TESTAMENTUM DOMINI NOSTRI JESU CHRISTI. Mi è chiaro che deve essere stato cucito addosso ad un uomo d’azione. Non certo a un chierico che non avrebbe avuto alcun bisogno di infrangere i suoi occhi su caratteri che sfidano le particelle degli atomi. Da qualche parte ho letto che Junger, sulla linea del fronte, conservava nel tascapane un’edizione tascabile dell’Orlando furioso che estraeva  nelle pause tra un combattimento e l’altro per leggerne qualche strofa. Amava ricordare che la lettura era stata l’esperienza dominante della sua vita. Nel senso che solo attraverso la lettura era stato motivato all’azione … Gli uomini del bosco sono fatti così, stare nelle radici per trarre nutrimento dalla terra, per poi sprizzare tralci nelle multiformi frontiere della vita. A quelli un pò così, che stanno per scelta tra il chiostro e la trincea, coi piedi nel fango e lo sguardo verso il cielo, buon Natale.

Osare il salto!

il salto della fede

E’ inverno nella selva, e l’omo salvatico è in attesa del sole che riscalda. Le parole del Papa alla Curia sono come il tepore del braciere dopo una giornata di pioggia. Parla della stanchezza della fede nel vecchio Continente. Del tedio, sempre più percepibile, dell’essere cristiani. Di vite avvitate su se stesse, nell’eterna ricerca del proprio io, con lo sguardo fisso indietro, sulla propria storia, trasformate, come la moglie di Lot, in statue di sale. Per rompere le catene dell’ego, dice il Papa, occorre soltanto OSARE IL SALTO … scendere dalla propria barca – come Pietro – per incontrare Cristo in mezzo alle onde …. E’ il balzo della fede di Indiana Jones, sull’orlo del precipizio … Risuona in lui una voce che sussurra “devi credere, figlio mio, devi credere”, questo è il sentiero di Dio. Sta scritto: ” solo saltando con un balzo dalla testa del Leone egli dimostrerà il suo valore” … Imparare a saltare come piccoli canguri avvolti nel marsupio di Dio per librarsi, nel salto finale, tra le braccia del Padre …

Annunciazione o annungiazzzione …

Caro Emiliano, mi dici che questa “favola” dell’angelo che annuncia a una vergine la nascita del Salvatore ti irrita e offende il tuo senso della ragione. Io ti confesso invece che attendo l’irruzione di Dio nella mia vita come l’impetuosa apparizione dell’Arcangelo di Lotto nella casa di Nazareth. Non ti nascondo poi  tutto il mio stupore davanti a un Dio che si piega per fare storia con l’uomo, per condividere con me e con te ogni rigagnolo dell’esistenza, le più alte cime e le profonde depressioni e prati, prati infiniti, dove rotolarsi insieme e correre bambini … Rimani pure con la trombetta in mano a calpestare i piedi sul tuo palcoscenico, annungiazzzione annungiazzzione,  ma lasciami l’infantile certezza che Cristo può germogliare in me come nella Deipara …

Caro Giannino, benvenuto tra i reitti

Le immagini dell’aggressione ad Oscar Giannino all’Università Statale di Milano mi ricordano gli anni più belli. Quando frequentavo una grotta nel cuore di Roma abitata da piccoli hobbit. Quella grotta è stata il nido dove sono cresciuto, il recinto che mi ha difeso, definito, levigato. Da quei ragazzi col bavero alzato,  odiati dal mondo, ho imparato a non odiare; da quei testardi, difensori di una zolla di terra, ho imparato il rispetto per l’altro; da quei bastardi, neri come la pece, ho imparato ad amare  la vita, ogni vita, a partire da quella più debole e indifesa … e quando una moltitudine di orchi sbarrava il passo in Facoltà ho sperimentato l’ebbrezza della sproporzione …