Skellig Michael

O light the candle, John
The daylight has almost gone
The birds have sung their last
The bells call all to mass

Sit here by my side
For the night is very long
There’s something I must tell
Before I pass along

I joined the brotherhood My books were all to me
I scribed the words of God
And much of history

Many a year was I
Perched out upon the sea
The waves would wash my tears,
The wind, my memory

I’d hear the ocean breathe
Exhale upon the shore
I knew the tempest’s blood
Its wrath I would endure

And so the years went by
Within my rocky cell
With only a mouse or bird
My friend; I loved them well

And so it came to pass
I’d come here to Romani
And many a year it took
Till I arrived here with thee

On dusty roads I walked
And over mountains high
Through rivers running deep
Beneath the endless sky

Beneath these jasmine flowers
Amidst these cypress trees
I give you now my books
And all their mysteries

Now take the hourglass
And turn it on its head
For when the sands are still
‘Tis then you’ll find me dead

O light the candle, John
The daylight is almost gone
The birds have sung their last
The bells call all to mass

“Skellig” di Loreena McKennitt, dà voce alle ultime parole di un monaco vissuto nei romitori a forma di alveare arroccati sull’isola di Skellig Michael (Irlanda).

Capitano Achab versus Santo Brendano

Ci si può mettere in mare in molti modi. Solcare l’Oceano, alla maniera di Achab, a caccia della Balena, la Balena Bianca, la nostra ossessione predatoria. Salpare su un “Pequod” qualsiasi per farsi ciurma di “leopardi pagani”, per Melville, esseri senza pensieri e senza culto che vivono e non cercano e non danno ragioni della loro torrida vita. E alla fine avvistarlo davvero il mostro marino e inseguirlo bramosi, con le labbra invischiate di schiuma, per poi arpionarlo e disarcionati, scomparire con lui negli abissi marini … Oppure, assecondare le onde, alla maniera di Brendano,  sospinti dai venti e senza remi, vagabondi di Dio negli orizzonti estremi. Ciurme di monaci che arano il mare e cantano  ridono e pregano sul dorso della Balena alla conquista di un pezzo di cielo.

La vita reale

Scrive Chris McCandless, alias Alexander Supertramp, dal bosco dell’Alaska. “Sono rinato. Questa è la mia alba. La vita reale è appena cominciata.” Di quale vita parla? Del “vivere ponderato”, così definito: “attenzione consapevole ai fondamenti della vita, all’ambiente circostante, e a ciò che a esso è correlato, ad esempio un lavoro, un compito, un libro, qualsiasi cosa richieda efficace concentrazione. La circostanza non ha valore, ha valore come ci si relaziona a una circostanza.” Quindi, la via del bosco è esattamente il contrario dell’evasione, è stare nella situazione che ci è stata data per viverla fino in fondo,”consapevoli del momento”.

Nelle terre estreme

Anni fa ho ricevuto in dono un’icona, un’icona di San Paolo. Pare che queste immagini sacre non abbiamo mai un destinatario casuale. Si fanno presenti per compiere un’opera nelle persone che le accolgono. Mi sono convinto, nel tempo, che in tutto ciò vi sia qualcosa di vero … Altrettanto non casuale è l’incontro con un libro, un autore, un film che sembrano affacciarsi nella nostra vita per essere colti, afferrati, divorati, per diventare parte di un nostro percorso e orientare, in modo deciso, tutte le nostre cellule … Così è stato per il best-seller “Nelle terre estreme” di Jon Krakauer  ed il film  “Into the wilde” di Sean Penn, ispirati alla storia vera di un ragazzo cresciuto in un ricco sobborgo di Washington, laureato con lode all’Emory University, all’improvviso sparito dalla circolazione e ritrovato morto, dopo due anni, nella foresta dell’Alaska. Cosa può aver spinto Chris McCandless, questo è il suo nome, ad abbandonare il mondo cosidetto civilizzato per vivere, in completa solitudine, nelle terre selvagge e inospitali a ridosso del monte McKinley? Sul suo conto se ne sono dette davvero di tutti i colori: c’è chi lo ha  definito un eroe romantico, chi uno sprovveduto e disadattato, chi un novello Kerouac, chi l’ultimo esemplare del movimento hippie. Eppure, molte sono le similitudini tra il giovane Chris e quei cristiani che nei primi secoli scelsero di vivere l’esperienza del “secum esse”  e si inoltrarono, soli ma non da soli,  nel deserto egiziano, la terra estrema di quei tempi. Chris, come loro, prima di iniziare la grande avventura aveva dato i suoi beni ai poveri e a sigillo della nuova vita si era dato un altro nome, Alexander Supertramp. Non bisogna credere che la vita nel deserto fosse meno pericolosa che nei paraggi dell’Alaska: scorpioni, serpenti e predoni di ogni genere rendevano le giornate tutt’altro che noiose. Gli eremiti egiziani, poi, non avevano in grande simpatia  l’acqua: magri fino all’osso, ricoperti di stracci e luridi, più o meno come Alex. Ma cosa ronzava nella testa di questo ragazzo? Quali le emozioni, i pensieri, i sentimenti? Lui si definiva un estremista. Un viaggiatore esteta la cui dimora era la strada, e la cosa ce lo rende alquanto simpatico!  Prosegue dicendo di essere giunto all’apice della battaglia per uccidere l’essere falso dentro di sé e concludere vittoriosamente il suo pellegrinaggio spirituale nelle terre estreme.  Anche sfogliando i  libri ritrovati nel bus 142 di Fairbanks, il suo romitorio di metallo, è possibile farsi un’idea. Uno di questi è Walden di Thoreau. Nella pagina dove  era scritto: “datemi la verità, invece che amore, denaro o fama” Alex aveva annotato a caratteri cubitali la parola “VERITA'”, anatema del nostro tempo, declinata dai satrapi contemporanei al plurale per neutralizzarne la sua forza dirompente: le verità infatti non sono “la Verità” … Sempre nel Walden di Thoreau, nel capitolo “le leggi più alte” il ragazzo aveva cerchiato le seguenti parole: “la castità è la fioritura dell’uomo; e ciò che si chiama Genio, Eroismo, Santità e simili, sono solo i vari frutti che vengono come conseguenza di essa”. Insomma, il nostro non rispondeva proprio allo stereotipo dell’americano medio, tutto hamburger e pornotube, bisognava cercare altrove, su altre sponde, la scaturigine di questo  smisurato desiderio di avventura. Per Krakauer la storia di McCandless ricorda quella dei primi monaci irlandesi che sfidavano l’Oceano a bordo di piccole imbarcazioni fatte di cuoio e vimini chiamate curraghs, sospinti dalla sete di  infinito e dall’inguaribile desiderio di scovare posti solitari. Come un monaco questo ragazzo se ne è andato in cielo, un’istantanea lo ritrae mentre saluta con una mano il mondo e con l’altra rivolge il suo biglietto d’addio con sopra scritto “Ho avuto una vita felice e ringrazio il Signore. Addio e che Dio vi Benedica!”

Pubblicità Progresso

La pubblicità di un amaro calabrese incita le donne alla copula con il proprio capo. Niente di strano, anche nel mondo animale le femmine scelgono il maschio più forte per garantirsi la preservazione del patrimonio genetico. Certo è che la tanto decantata emancipazione sessuale la dice lunga sul nostro  imbestiamento!