Eterno Carnevale

Ho letto che il Ministro Fioramonti ha invitato i docenti a giustificare l’assenza degli studenti che parteciperanno al Global strike for future nelle vesti di pacifici manifestanti. Non c’è da rimanere stupiti, viviamo in un’epoca di piramidi rovesciate, di bari, trasformisti e giocolieri, di animatori Valtur che hanno preso il timone della nave ossessionati dalla voglia di un eterno carnevale. Abolito il padre, abbiamo maternalizzato il conflitto, omogeneizzato la contestazione che ci viene imboccata dall’alto. Vezzeggiati accuditi coccolati, siamo al capolinea di un irreversibile processo di infantilizzazione. Stando così le cose, non è difficile immaginare che, prima o poi, finiremo sgretolati da una semplice schicchera.

Radicamento

Adesso capisco perché  mi portavi sotto Campitello, tra i ruderi dell’antica Altilia, a giocare a nascondino con mio fratello. Adesso comprendo perché mi prendevi la mano per passeggiare insieme, su e giù, tra il cardo e il decumano. Volevi che respirassi quel luogo, per fissare fin dentro le narici le molecole di ossigeno che avevano abitato la pietra. Volevi educare il mio sguardo ad una forma muta, ad uno spazio vuoto, da riempire come coi mattoncini della lego: la basilica, il foro, il teatro, e sopra gli spalti le stalle, simbiotiche superfetazioni che parlavano dell’armonioso decorso del tempo. Volevi piantare nella mia giovane zolla quella radice che germoglia solo sulle colonne ioniche del tempio perché me ne prendessi cura, giorno dopo giorno, come se fosse una rosa …. Ricordo che ti lasciavo in apprensione quando scalavo le  mura della cittadella per restarmene seduto lassù, sopra la porta detta “Benevento”, piedi penzoloni, ad ascoltare il vento. Da allora mi è chiaro che non è affatto vero che le alte mura dividono, ma che, al contrario, ci definiscono, sono l’ultimo argine contro l’illimite e l’indistinto, l’ultima frontiera sopra cui sventola la nostra bandiera.